Aumenti e arretrati: facciamo il punto

Aumenti e arretrati: facciamo il punto

I. Contrattazione provinciale
La firma definitiva del primo accordo stralcio per il triennio 2022-24, siglato il 22 novembre 2022, slitterà molto probabilmente al 2023, dopo l’esame preventivo della Corte dei Conti.
Solo a quel punto la nuova "retribuzione professionale provinciale" (162 euro mensili) sostituirà il vecchio “compenso individuale accessorio” (49,6 euro mensili) e saranno pagati gli arretrati: 1.682,4 euro lordi per il 2022 più 112,4 euro lordi per ogni mese eventualmente già trascorso nel 2023.

II. Contrattazione nazionale
Il CCNL sui principali aspetti del trattamento economico del personale del comparto scuola per il triennio 2019-2021 è stato firmato in via definitiva il 6 dicembre 2022. Il CCNL prevede aumenti dello stipendio tabellare e della Retribuzione professionale docenti. L’aumento dello stipendio, che ha ancora qualche effetto sul calcolo della pensione per i docenti che erano in servizio prima del 1992, dovrà obbligatoriamente essere recepito anche in Alto Adige, mentre l’aumento della RPD nazionale, pur riguardando una voce che non viene pagata ai docenti altoatesini, avrà comunque effetto sul calcolo del loro TFR.

L’aumento dello stipendio sarà attribuito con le stesse decorrenze previste dal CCNL, ma l’ufficio stipendi della Provincia non opererà subito, in modo automatico. Il contratto provinciale prevede che gli aumenti stipendiali previsti dal CCNL per il periodo 2019-2021 siano “erogati previa rideterminazione in sede di contrattazione collettiva dell’indennità provinciale prevista per lo stesso periodo”.

Serve quindi una contrattazione provinciale. I suoi esiti e i suoi tempi determineranno se e quando il CCNL determinerà degli arretrati anche per i docenti altoatesini.

APPROFONDIMENTI

Conguaglio o rideterminazione dell’indennità provinciale
In passato i contratti provinciali prevedevano esplicitamente che l’aumento statale fosse conguagliato da una corrispondente diminuzione dell’indennità provinciale. Il riconoscimento degli aumenti statali non dava origine ad arretrati. Le parti concordavano che la contrattazione provinciale avesse lo scopo di adeguare le retribuzioni dei docenti delle scuole a carattere statale alle retribuzioni dei dipendenti provinciali e che gli aumenti dell’indennità provinciale funzionassero anche come temporaneo “anticipo” dei successivi aumenti statali, che normalmente arrivavano dopo ed erano meno consistenti di quelli provinciali.

Questa volta non si parla di “conguaglio”, ma di “rideterminazione”. Una nota sottoscritta anche dalla Provincia precisa che in tale rideterminazione si terrà conto della misura in cui sia stato raggiunto l’obiettivo di adeguare il trattamento economico del personale docente delle scuole a carattere statale al trattamento economico risultante per i docenti provinciali dal contratto di inter-comparto 2019-21.

Il passaggio contrattuale si prefigura molto più complicato che in passato, sia perché si è perso terreno nei confronti dei provinciali, sia perché gli aumenti statali sono maggiori sia in termini assoluti che in termini percentuali rispetto a quelli ottenuti in provincia.

Contrattazione provinciale 2019-2021: le scuole a carattere statale rimangono indietro
La contrattazione per il triennio 2019-21 ha assegnato ai dipendenti provinciali aumenti molto più consistenti di quelli concessi dalla stessa Provincia ai docenti delle scuole a carattere statale. Le differenze hanno riguardato sia l’adeguamento all’inflazione (1.264 euro lordi con IPCA 3% contro 757,99 euro lordi con IPCA 1,8%), sia l’aumento delle indennità fisse (l’aumento di 112, 4 euro lordi ottenuto dai docenti delle scuole a carattere statale con la nuova RPD dal 2022 recupera solo parzialmente ed in ritardo l’aumento di 120 euro ottenuto dagli insegnanti provinciali alla voce RPD già dal 2020).

La verifica dell’inflazione effettivamente realizzata in provincia
Di fatto, la contrattazione provinciale per il triennio 2019-21 non è ancora conclusa. Si attende infatti la prevista verifica degli scostamenti tra l’IPCA applicata e l’inflazione effettivamente realizzata. Sarà decisivo capire se si farà riferimento ai dati bolzanini (4,6% nel triennio), ai dati nazionali (2,1% nel triennio) o all’IPCA (2% nel triennio). Il conguaglio degli scostamenti dovrà avvenire non oltre il 31 ottobre 2023 in sede di contrattazione collettiva di comparto per il triennio 2022-2024, ma l’operazione risulterà molto complicata, visto che nel frattempo l’inflazione è decollata e vola ben oltre il 10% annuo, mentre gli stanziamenti nel bilancio provinciale risultano assolutamente inadeguati.

Confronto tra contratto collettivo nazionale e provinciale per il triennio 2019-21
Il CCNL ha attribuito aumenti sulla retribuzione tabellare pari al 3,8% per tutte le fasce di anzianità. Come si può vedere dalle nostre tabelle riassuntive, gli aumenti annui variano da un minimo di 819 euro per i docenti più giovani delle primarie, ad un massimo di 1.404 euro per i docenti più anziani delle superiori. Il CCP, facendo riferimento ad un IPCA dell’1,8%, aveva attribuito un aumento di 757,99 euro lordi annui uguale per tutti.
Le somme in più attribuite complessivamente nel triennio 2019-21 dal CCNL superano i 1.510,37 euro lordi già ricevuti dai docenti altoatesini, con l’unica eccezione dei docenti della fascia 0-8 della scuola primaria e dai docenti diplomati della scuola secondaria.
Se l’aumento statale fosse conguagliato, le diminuzioni operate sull’indennità provinciale di ciascun docente sarebbero superiori agli aumenti ricevuti sulla medesima voce nel complesso del triennio. L’indennità provinciale dopo le compensazioni risulterebbe per tutti minore di quella che si aveva in partenza: da 6,1 euro mensili in meno per i docenti più giovani delle primarie a 64,6 euro mensili in meno per i docenti più anziani delle superiori.

Per la prima volta nella storia della contrattazione provinciale il conguaglio porterebbe ad una riduzione del compenso attribuito alle maggiori prestazioni provinciali.

Chiedere un ridimensionamento delle prestazioni stesse potrebbe essere una conseguente risposta sindacale.